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Visualizzazione dei post da ottobre, 2012

Joseph

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Per la prima volta in 21 edizioni, il FIT arriva anche al Teatro San Materno di Ascona. Questo teatro è noto per i suoi spettacoli di danza contemporanea, movimento e performance, e Joseph, la performance presentata ieri sera, non si distanzia da questo stile. Ci tengo a sottolineare la parola “performance”; l’ideatore ed interprete Alessandro Sciarroni infatti ci spiega: “In uno spettacolo teatrale il coltello è di plastica e il sangue è ketchup, in una performance invece il coltello è vero e pure il sangue, anche se ciò non vuol dire che ci sarà del sangue”. In pratica, in una performance tutto è molto più reale; non c’è un’interpretazione del personaggio e a volte non c’è neppure un vero motivo o bisogno che spinga alla creazione della performance; è un semplice fare, un semplice essere, un esperimento che porta ad uno scambio di energia tra il palco e la platea. E così Joseph è solo un uomo, un uomo che sta davanti al computer e cerca di far passare il tempo. Ascolta musica e bal

Testosteron

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TheaterGrüneSosse, una giovane compagnia tedesca che ha cercato di aprire una finestra sul mondo della pubertà maschile, età spesso definita stupida e problematica. L’energia caratteristica della prima adolescenza dà, però, non pochi spunti per creare una pièce con tutte le carte in regola per essere divertente e toccante allo stesso tempo. Ma di tutte le buone idee ed intenzioni di questo spettacolo, solo alcune arrivano a toccare le corde giuste. Le domande e i dubbi che sono spesso sorti al termine dello spettacolo, durante la conversazione col regista e gli interpreti, sono state : « perché non c’è la presenza femminile ? ». Anche la ragazza passa per l’adolescenza, ed è lei che fa andare in subbuglio gli ormoni dei maschietti, quindi i due punti di vista avrebbero pouto rendere la situazione oltre che più equilibrata, anche più intrigante, ma in questo spettacolo lei, che di nome fa Marina, non c’è mai. È solo l’oggetto del desiderio e viene rappresentata a turno dai quattro gio

Drugs kept me alive

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“Drugs kept me alive” nasce dalla fortunata collaborazione tra Jan Fabre (scenografia, regia, testo) ed Antony Rizzi (performer). Questa rappresentazione teatrale è sicuramente poco convenzionale e contro gli schemi. La storia narra la vita di Antony Rizzi, della sua dipendenza dalla droga e del suo rapporto con l’omosessualità. Lo spettacolo si presenta come una sorta di mescolanza tra ballo e teatro, dove il protagonista monologa esponendo la sua vita ed i suoi problemi al pubblico, alternando momenti di lucidità con complesse riflessioni sulla vita e parti che sembrano quasi spot publicitari sulla preparazione di cocktail medicinali. Il testo drammaturgico messo in scena è, come detto in precedenza, un monologo, molto interessante per quanto riguarda la curata descrizione sulla preparazione ed assunzione dei “medicamenti” da parte del protagonista, nonché dei loro effetti collaterali. Sono da citare anche gli intricati discorsi introspettivi, che aiutano a meglio comprendere il

FAMA e FAME al FIT

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Quasi ogni giorno durante questo festival ci ritroviamo in una sala della Comacina, sede del Teatro Pan. Redazione e giuria ci riuniamo per parlare, discutere, lavorare. Per arrivare in quel luogo nascosto però dobbiamo passare per la cucina da cui emana sempre un buon profumo che aspiriamo a pieni polmoni, poi per la "sala pranzo" dove i tavoli sono sempre già apparecchiati pronti per ospitare gente affamata. Ma la cuoca non si dimentica di noi: frutta, cioccolatini, e bibite ci aspettano sempre in quella sala dall'acustica particolare. E ogni tanto anche qualche fetta di panettone che ha deciso di anticipare il suo arrivo, o un piatto pieno di polpette accompagnato da un piatto pieno di puré. Dopo una settimana mi decido e lascio i compagni di redazione per recarmi in cucina. Trovo Pia e Giada che come al solito stanno lavorando, ma mi accolgono contente di parlare con qualcun altro: Pia si siede al tavolo e cominciamo a chiacchierare. Le chiedo dell'ambiente e d

La trilogia degli occhiali

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La Compagnia Sud Costa Occidentale di Emma Dante ha messo in scena al teatro sociale di Bellinzona due dei tre capitoli della trilogia. Il secondo non è infatti potuto essere rappresentato a causa di problemi di salute degli attori. Il primo capitolo sulla povertà, il racconto quasi monologo di un mozzo che non gli rimane altro se non il mare. Il terzo sulla vecchiaia, un'anziana donna che ringiovanisce tramite il ricordo e ripercorre a ritroso il tempo passato con l'uomo della sua vita. Due spaccati su categorie in qualche modo emarginate dalla società. Il primo pezzo è stato caratterizzato dal dialetto siciliano non sempre facile da comprendere e la quasi staticità del personaggio sul palco. Il secondo caratterizzato invece da balli, la quasi mancanza di dialoghi e una certa angoscia nella raffigurazione della vecchiaia. Queste caratteristiche hanno purtroppo reso un po' pesante la rappresentazione, sebbene gli spettatori presenti sembrino aver anche ben apprezzato le d

Quando la droga ti salva la vita

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Drugs kept me alive è un monologo dove il ballerino Antony Rizzi interpreta il ruolo di se stesso raccontando al pubblico la storia della sua vita.
Ext ossicodipendente e sieropositivo il ballerino intrappola gli spettatori in uno spettacolo fatto di danze, racconti di vita e riproduzioni dell'effetto che le sostanze che assumeva facevano al suo corpo.
Uno spettacolo duro, dai contenuti espliciti, che catapulta lo spettatore in un mondo fatto di abuso di droghe e medicinali di ogni tipo e sesso occasionale. Il protagonista racconta senza nessuna censura tutto ciò che ha vissuto, senza preoccuparsi di trattare temi tabù per la nostra società.
Egli sostiene più volte di vivere in una bolla che lo protegge e lo salva, e unisce sempre a questa affermazione delle meravigliose coreografie fatte con delle bolle di sapone, sul palco infatti sono presenti sono una tavolo e delle bacinelle piene di sapone. Tutta la scena è inoltre delimitata da moltissime boccette contenenti pastiglie, che

Piccola Antigone cara Medea

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Con spettacolari effetti di luce e crudi monologhi, l'attrice (Teresa Ludovico) ci ha “calamitato” per una buona ora davanti a due storie: la prima con un linguaggio semplice, ma non superficiale, e con un filo di ironia ci da un punto di vista diverso dalla visione comune della gente sulla più antica professione (prostituzione); mettendo in scena uno spezzone di vita di Antigone una prostituta che cerca di far capire al pubblico come anche la sua professione deve essere più valorizzato e dando la possibilità al pubblico di immedesimarsi e rimanere stupiti e sconvolti dallo scioccante ma se si ripensa realistico finale. La seconda invece una ex-prigioniera di un lager russo nel quale era stata rinchiusa con l'accusa di aver ucciso i propri figli: quando lo spiega si era creata una scena davvero inquietante: un fascio di luce illuminava di striscio la protagonista e faceva brillare gli occhi di questa madre spezzata dai rimorsi che cercava di spiegare il perché di questo atroc

Le 12 fatiche dei Barabao...

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Maschere, miti, eroi, leggende ma soprattutto tantissime risate con “Aspettando Ercole”, uno spettacolo SPETTACOLARE con quattro attori tutti protagonisti e sempre in scena. La storia narra della nascita del Figlio di Zeus e viene messa in scena con tanta ironia e vivacità, una sorta di caricatura in stile cartone animato che ha strappato tantissimi applausi e rischiato di commettere una strage per le tante risate che hanno inondato la sala per tutta la sua durata. Lo spettacolo scorre molto bene anche grazie alla bravura indiscutibile degli attori, incredibilmente comici ed espressivi anche dietro alle loro maschere. Maschere a cui hanno saputo dar vita in modo brillante tirando fuori da esse ogni tipo di emozione; dalla rabbia alla felicità, dalla tristezza alla preoccupazione, dall’inquietudine alla fermezza. Tante le idee portate in scena in questa avventura teatrale, tutte riuscite alla perfezione. Il dialetto aggiunge simpatia ed esagerazione, le canzoni cantate rigorosamente a

Aspettando... Ercole

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La Compagnia Barabao di Padova martedì scorso ha messo in scena allo Studio Foce uno spettacolo preso in prestito dall'antica Grecia, rivisitando l'Anfitrione di Plauto (commediografo latino), prendendo spunto anche dalla Commedia dell'Arte e creando con l'improvvisazione. La compagnia è riuscita con grande maestria a interpretare diversi personaggi per attore e a renderli loro in ogni momento. Aspettando Ercole racconta il prologo del suo mito, quindi non le sue gesta o la sua vita, bensì il principio della sua storia: insomma come è stato concepito dal dio dell'olimpo Zeus e l'umana Alcmena creando situazioni paradossali e mostrando come le tentazioni, la fragilità e la gelosia non siano caratteristiche prettamente umane ma pure divine. Il pubblico per questa rassegna perlopiù giovane che ha riempito lo Studio Foce ha apprezzato uno rappresentazione con luci, scenografia e maschere usate in modo sorprendente e con una recitazione che prendeva in considerazio

Quando Lugano non sembra nemmeno Lugano

Ci sono dei momenti in cui Lugano non sembra nemmeno Lugano. Un po' perché l'inizio di questo 21° Festival Internazionale di Teatro è stato baciato da un bellissimo sole autunnale che in certi orari del giorno bagna la città di una luce quasi mediterranea. Lugano non sembra Lugano, perché il teatro è anche questo. Come ha spiegato Hermanis durante l'incontro con il pubblico sabato sera al Foce. Ti fa credere quello che non è: che quel corpulento attore di carne ex-sovietica sia davvero l'ingenua Sonja che si lascia incantare da un brutto scherzo epistolare, senza mai perdere “la dignità di tutte le regine inglesi messe insieme”. E ci credi davvero. Lugano all'improvviso diventa la Leningrado degli anni '30. E poi lo studio Foce, che sotto il magico influsso di Jerrycan si trasforma in un Club di una qualsiasi delle metropoli europee. Invece siamo ancora a Lugano e solo la luce verde delle cinque uscite di sicurezza che impedisce al buio di essere davvero buio ci

Il fascino di Sonja

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Mi sono avviato al Teatro Foce con qualche perplessità: assistere ad uno spettacolo in russo, sebbene coi sottotitoli - scusate, i sopratitoli - in italiano, non è cosa da tutti i giorni. Ma questa particolarità ha attirato molti altri curiosi che non si sono fatti intimidire dalla difficoltà della lingua che hanno riempito il teatro, con gente seduta anche sulle scale. Al contrario di quanto si credeva fin dall'inizio dello spettacolo è stato chiaro che non ci sarebbero stati problemi di comprensione, anche se per stare dietro ai titoli ci si perde qualche smorfia di questa coppia di attori che, in una storia buffa e un po' malinconica, ci raccontano la vita di Sonja, una donna tremendamente stupida e maldestra vissuta nella Leningrado del primo dopoguerra. All'entrare in sala lo spettatore viene subito colto dalla scena che riproduce l'appartamento di Sonja nei minimi dettagli; appartamento nel quale i due attori entrano come svaligiatori, ma poi abbandonano tempora

In viaggio sulla luna con Jerrycan

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Chi entra in sala aspettandosi una pièce teatrale si sbaglia, non di meno lo spettatore che varca la soglia pensando di assistere ad un concerto cade in errore; insomma, nessuno dei due ha totalmente ragione, ma nemmeno torto: infatti questa rappresentazione è un simpatico miscuglio di sketch e musica dal vivo che si alternano dinamicamente. Per il duo ginevrino la barriera linguistica non è un problema, ci pensa una mistura di francese, inglese ed italiano maccheronico, ad aiutarli ad interagire con il pubblico. Per quanto riguarda una recensione più tecnica, invece, entrando nella sala si nota subito il forte utilizzo di proiettori, che si calibra con una sapiente gestione delle luci; lo scenario è invece spartano, costituito da: un palco con due schermi circolari (ricavati da piscine gonfiabili) gli strumenti musicali, e gli amplificatori. Non si può parlare invece di un testo drammaturgico vero e proprio, visto che, come detto in precedenza, la parte teatrale è costituita da picc

Stranieri: La finestra sullo scantinato

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Un debutto eccezionale per la giovane compagnia elvetica Zwischenn Traum Theater. «Stranieri» è un’opera di grande impatto; è un frammento di vita quotidiana di sette personaggi, tutti immigrati in una grande città europea ma, soprattutto, tutti immigrati nello stesso scantinato. In questo luogo si confrontano, spesso in modo conflittuale, a causa delle loro diverse culture e dei problemi che li hanno portati in Italia. Ciò che li accomuna è la ricerca di una vita migliore, di un lavoro che li salvi dalla miseria, ma si ritrovano tutti ancor peggio che nel loro paese. L’idea è semplice ed esplicita, malgrado il tema piuttosto delicato. I personaggi sono ben caratterizzati, gli accenti stranieri ben studiati, gli intervalli dedicati ai movimenti e alle coreografie mandano un messaggio forte, ironico, critico, e man mano che va avanti lo spettacolo queste coreografie diventano sempre più definite ed efficaci. Lo spettacolo ideato e messo in scena dalla compagnia è ancora in via di

Virginia: una storia di baci e bugie

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La paura e l'imbarazzo dei genitori verso i figli che crescono sembrano essere il tema principale di questo spettacolo. Una madre, Linda, che si occupa della casa e della figlia oltre che lavorare. Stufa di un padre e marito assente, sempre preso dal lavoro e che a casa è solo "di passaggio". Il primo bacio della figlia Virginia scatena una discussione tra la coppia e nel voler spiegare la sessualità alla figlia i baci diventano i loro e le bugie non sono più quelle raccontate ai bambini ma quelle della propria quotidianità. Grazie a un insieme continuo e riuscito di dialoghi, musica, piccole coreografie e una scenografia semplice ma utilizzata con molta fantasia, la coppia di attori è riuscita a trattenere il pubblico de Il Cortile concentrato per tutta la durata dello spettacolo e a farlo ridere. Alla fine il pubblico ha dimostrato il suo apprezzamento con un grande applauso e uscendo con un sorriso dalla sala. E la figlia? Virginia è solo un pretesto per accorgersi d

21° edizione del FIT

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Tutto pronto per la 21° edizione del Festival Internazionale di Teatro, trovate online il programma completo . Vi invitiamo a seguirci anche su twitter . Editoriale 2012 Giunto alla sua ventunesima edizione, FIT/Festival Internazionale del Teatro rivolge lo sguardo alla contemporaneità offrendo spazio sia alle nuove creazioni di alcune tra le eccellenze del panorama teatrale contemporaneo mondiale che a quelle di giovani artisti emergenti. Come ogni anno, anche nel 2012 l’appuntamento teatrale internazionale è riuscito a richiamare a Lugano, “madrina” dell’evento sin dalle sue origini, a Bellinzona, e da quest’anno anche ad Ascona artisti provenienti da ogni parte del mondo. FIT/Festival, che ha il suo quartier generale al Teatro Foce di Lugano, prova ancora una volta ad offrirsi come luogo privilegiato di visione. La ricerca dei sentieri nuovi della scena contemporanea si rivela una preziosa occasione per spingersi quest’anno oltre ogni aspettativa con tre colossi del teat