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Visualizzazione dei post da ottobre, 2013

Fuori classe, con classe!

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Il mondo del teatro è stato, fin dalle sue origini, diviso in teatro per adulti e teatro per bambini, con linguaggi e dinamiche molto differenti. Negli ultimi decenni il teatro si è riempito di spettacoli che trattano il tema della scuola, in genere del periodo delle medie, creando ciò che viene definito teatro per ragazzi. Per alcuni questo genere deve venir sviluppato su linguaggi propri come quelli del teatro per bambini, per altri non è affatto un genere, ma un ibrido che tenta di rendere il teatro una robetta di facile comprensione ai ragazzi. A seconda del parere su quest'argomento, il giudizio su uno spettacolo come Fuori Classe può cambiare molto. Nell'ottica del teatro per ragazzi è uno spettacolo ben costruito: fresco, diretto, poetico. Una vicenda ambientata in una scuola di provincia italiana, che più che comune è  universalmente valida per ogni adolescente: il secchione e la ragazza easy che si nascondono nella soffitta della scuola, dove possono confrontare

FUORI MISURA - Il Leopardi come non ve lo ha raccontato nessuno

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Quelli di Grock (Italia) Testo: Valeria Cavalli / Regia: Claudio Intropido - Con Andrea Robbiano Cosa hanno in comune Andrea Roversi, un giovane aspirante insegnante d’italiano, finalmente alle prese con la sua prima supplenza, ma che per guadagnarsi da vivere lavora in un call center, e Giacomo Leopardi? In Fuori Misura, gli spettatori si riscoprono essere parte integrante di questo spettacolo, perché diventano “allievi” di questa lezione teatrale, ripercorrendo la vita di Giacomo Leopardi; dalla sua nascita, al suo problema fisico che lo rese gobbo a sedici anni, alla sua scrittura. L’interazione con il pubblico è presente fin da subito, si arriva persino alla rottura della quarta parete, dove l’attore-insegnante pone domande agli spettatori-allievi. Non manca nemmeno la presenza fisica di fronte alla lavagna da parte di uno spettatore che sale sul palco. Il professore ci fa riscoprire il valore della poesia leopardiana, ma ci mette anche a confronto con i problemi dell’adol

MI GRAN OBRA

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Cosa fareste voi se per fare uno spettacolo aveste un fondo illimitato a vostra disposizione? Cosa fareste se quindi potreste realizzare la vostra grande opera in assoluta libertà? David Espinosa ci ha pensato bene e ha creato nella sua testa la sua grande opera. Solo: in realtà lui i soldi non ce li aveva. Cosa fare per realizzarla allora? Ovvio! Trasformare tutto in scala 1:87. Mi gran obra non è quello che si definisce solitamente teatro. È una performance, uno spettacolo. Gli "attori" sono delle figurine alte 1-2 cm. Non mi sono mai trovata "così in prima fila", come ha definito una compagna d'avventura, a pochi centimetri dal palco. Altri compagni di sala potrebbero raccontarvi l'ebrezza, o forse l'irritazione, di usare dei binocoli (in miniatura ma in scala più accessibile a un utilizzo concreto) per poter godere di quella grande opera in atto a poca distanza. Mi gran obra racchiude al suo interno tutte le sfaccettature della nostra società. L

Su Bruno

Egli si muove. È forse una danza? Cosa vedo io? Cosa vede lui? Lo sguardo è lo stesso della follia gli occhi spaventosa, macabra, bellissima. In un mondo sospeso in un tempo più lento. E come lui -solo- della storia sono parte -pur essendone escluso- Alcune morti del padre e il letto - un cimitero e le croci - un gioco Copia il gesto di un'amica. Finisce al suono della scuola ripetente della vita. Sotto al letto un circo la materia - marionetta. Ridicolizzata è la goffaggine che lui stesso -schiena curva, insicuro- porta in sé da sempre. Allarme e canti si fanno sentire ride quasi per l'assurdità. E la donna, ragazza o sposa, è ciò che mai raggiungerà. Il tempo è suo e non può condividerlo, così reinterpreta il reale per sopravvivere. Agata Hoerttrich

Progetto Brockenhaus Il teatro e i giovani

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Dopo lo spettacolo abbiamo incontrato Elisa Canessa del Progetto Brockenhaus, un collettivo nato nel 2008 e composto da sei persone che unisce teatro e danza. Ciascuno di loro è, nei vari progetti, interprete, autore e potenziale personale tecnico, pertanto s'intercalano di ruolo negli svariati spettacoli che hanno scritto ed interpretato. Non partecipano sempre tutti insieme: in questo spettacolo, ad esempio, comparivano due attori (Elisa e Federico Dimitri), supportati da un tecnico. Elisa sottolinea che per lavorare insieme bisogna avere un'affinità non tanto nella tecnica o nella formazione teatrale, quanto piuttosto nella visione del teatro: come uno spettacolo dovrebbe essere messo in scena, cosa dovrebbe trasmettere al pubblico, eccetera. Bruno è uno spettacolo di teatro molto visivo, fisico, di danza. Dalle parole dell'attrice scopriamo che la pièce è nata dal voler rappresentare la vita dello scrittore Bruno Schulz attraverso i suoi scritti: incoerenza e folli

Il secondo numero di FITtissimo di quest'anno

Il secondo numero di FITtissimo del 22 FIT Festival di Lugano, scritto dai Giovani del Gruppo Redazione (con il sostegno di InfoGiovani e del Dicastero Giovani ed Eventi).

Bruno: la coerenza dell'incoerenza

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Questo spettacolo deve essere bello, lo sento, penso mentre entro nella sala che trovo con stupore piena di fumo. Mi siedo, due parole d’introduzione e si comincia. Un uomo, solo in scena, monologhi sparsi e molta, molta coreografia legata alla danza. Compare anche una donna, ma i due non si parlano, comincio a temere di non trovare una logica, di uscire chiedendomi cosa ho visto mentre sul palco si susseguono scene esteticamente bellissime, ma di cui non capisco il senso. Poi, il senso lo trovo nel monologo iniziale, che dice all’incirca: I fatti ordinari sono disposti lungo un filo, in ordine, ben collegati; ma i miei sono fatti sospesi, fatti che non hanno posto nella linea del tempo. Il mio mondo è un treno che viaggia su un binario morto. A cercare il filo logico, o la storia di questo spettacolo, non si trova niente, e si rischia di lasciarsi sfuggire l’immenso carico emotivo, poetico e contemporaneamente mostruoso che i due attori scaricano sul pubblico dando la loro vers

Pictures From Gihan dei Muta Imago

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Uno spettacolo, quello dei Muta Imago l'altra sera al Teatro Foce, dalla tensione emotiva costantemente elevata. Attraverso installazioni video e conversazioni a distanza tra i protagonisti in scena, il pubblico viene accompagnato all’interno della rivoluzione egiziana. Rivoluzione che, come lo stesso Riccardo spiega alla platea, altro non è che la partenza da un punto per ritornare al punto stesso, dopo un percorso in qualche modo prestabilito. E mi sorge spontanea la domanda: è forse il percorso e non il punto d’arrivo a rendere importante il manifestarsi del disaccordo popolare? Accompagnati dalla storia di Gigi Gihan, o per meglio dire dalla storia che lei ci racconta attraverso i social networks, portando notizie della rivoluzione egiziana fuori dall’Egitto, i due interpreti in scena ci trasmettono la difficoltà di comprendere cosa porti un così grande numero di persone a ribellarsi alla condizione quotidiana delle loro vite. Il mutamento politico e sociale ci giunge così

Alla ricerca di Gihan: immagini di una rivoluzione

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La maggior parte delle volte, se chiedo a mia madre di venire con me a teatro, mi risponde di no. Il teatro in sé le piace molto; è la ripetizione di meccanismi teatrali consolidati ormai da secoli a metterle noia. Le sembra che il teatro non abbia ancora trovato un nuovo linguaggio, una nuova forma con la quale presentarsi al pubblico del 2013. A moltissimi spettacoli porge la critica “carino, ma già visto”. Martedì sera, però, a vedere Pictures of Gihan ci è venuta volentieri, senza nemmeno che glielo chiedessi io. Sarà che dopo quattro giorni di FIT, nonché di miei dettagliati resoconti di spettacoli cui ho assistito, dell'atmosfera del festival, delle discussioni e degli scambi di opinioni che ho avuto, si è incuriosita e ha deciso di lasciare da parte le sue perplessità. Nutro molta gratitudine nei confronti della compagnia Muta Imago per aver creato questo spettacolo. Perché il suo aspetto innovativo è molto grande, e ha mostrato a mia madre quello che il teatro, oggi, s

Please, Continue (Hamlet)... ASSOLTO!

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Assolto! ieri sera Amleto è stato ritenuto dalla giuria innocente, stasera lo spettacolo si sposta a Bellinzona alla Sala Consiliare per una nuova rappresentazione, ricordiamo che tutti i professionisti presenti nello spettacolo, avvocati, giudice e procuratore saranno differenti.

Reality

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Ideazione e attori: Daria Deflorian / Antonio Tagliarini  E se da un momento all'altro uno decidesse di annotare minuziosamente tutti i fatti della propria giornata, della propria vita? Tutti. Ma solo ed esclusivamente i fatti. Niente emozioni. Niente pensieri. Numerare, sottolineare, categorizzare ogni particolare, usando lo stesso inchiostro… Colazione numero 1298: caffè nero, pane e burro. Colazione 1299: caffè nero, una mela. Questo è ciò che ha fatto Janina Turek per cinquant'anni, fino alla sua morte, riempiendo ben 748 quaderni. Daria Deflorian e Antonio Tagliarini hanno voluto farci conoscere la sua storia, o meglio, i suoi fatti. Perché di Janina non sappiamo molto, nonostante ci siano centinaia di quaderni che documentano la sua vita. Lo spettacolo comincia in modo comico, i due attori analizzano con spensieratezza la morte di Janina. Perché anche la morte è solo un fatto. Cercano di rimettere in scena il suo attacco cardiaco, in mezzo alla strada, come se doves

Quattro fotografie da "Fuori misura" oggi al Foce

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TRASFIGURATION: Oliver de Sagazan

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Mostro? Creatura mitologica? Incubo? O semplicemente un uomo disperato in cerca del proprio volto, della propria identità. Oliver de Sagazan, con “Trasfiguration” mette in scena uno spettacolo che ghiaccia il sangue, con davvero pochi elementi come l'argilla con cui si costruisce e muta i suoi molteplici volti e le vernici rosse e nere con cui crea occhi e bocche ai nuovi visi appena creati. Riesce a trasformarsi e mutarsi in continuo bilico tra mostruosità e normalità, fino a farli diventare un tutt'uno indistinto. Tutto lo spettacolo è completamente imprevedibile, ti mette addosso una tensione che ti lascia sulla seggiola con lo sguardo fisso sul personaggio; perché esso, può fare qualcosa di familiare (come mettere in scena l'atto di lavarsi) e tutto d'un tratto cambiare umore e contesto, e quindi si deforma immergendosi in una crisi di rabbia e di frenesia, che trovolge lo spettatore facendo provare un forte senso di angoscia, che ti rimane dentro anche dopo lo

Riflessioni su quello che ho visto a questo FIT

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"L'odissea dei ragazzi", Teatro Cargo Ho scelto loro perché è lo spettacolo che mi ha fatto più riflettere e mi ha trasmesso più emozioni. Anche se i ragazzi non erano attori professionisti hanno fatto un ottimo lavoro perché il loro messaggio è passato in modo chiaro. "Jonathan and the blue table", Golden Delicious Questa compagnia credo abbia fatto qualcosa di innovativo paragonando le mele alle marionette, anche il gioco e l'effetto delle luci l'ho trovato grandioso. Gli attori erano davvero bravissimi perché non hanno curato solo le mele, ma anche tutto ciò che circondava le mele: i movimenti, le espressioni, tutto! Nonostante la storia non fosse particolarmente complicata, gli attori gli hanno dato vita. "Bruno", Progetto Brockenhaus Per quanto la storia e il personaggio fossero surreali, incasinati e la storia non aveva un filo logico. Per me è stato bello scoprire che uno spettacolo non deve per forza seguire alla lettera qualc

Una mela al giorno GOLDEN DELICIOUS

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JONATHAN AND THE BLUE TABLE Magico, questa penso sia la parola che meglio descriva questo spettacolo. Magico il modo in cui mi sono ritrovata catapultata sott’acqua a fare il tifo per una piccola aringa mentre scappava da uno squalo. Magico come dopo questa corsa alla sopravvivenza mi sia persa nel movimento fluido e delicato di una medusa che solitaria si aggirava per gli abissi. Magico come mi sia ritrovata a Parigi guardando due lumache durante la stagione degli amori. Magico come queste sensazioni mi siano scaturite grazie a dei cucchiaini, un coltello, una cuffia per la doccia rosa (molto simile a quella che usa mia nonna ndr), due spugne bagnate ed una canzone dalle note tipicamente francesi. La prima parte dello spettacolo era composta dalla rappresentazione dell’evoluzione degli animali sul nostro pianeta, ma, in questo caso, messa in scena su una tavola blu. L’artista israeliana Inbal Yomtovian, con l’aiuto di Ari Teperberg, tramite la sua mimica corporea e la s

Il nuovo numero di FITtissimo

Ciò che vedi è qualcos'altro

Il palco un oceano in tutta la sua profondità. Un'evoluzione complessa svolta proprio davanti a noi. È l'oggetto quotidiano stravolto con semplicità e la storia in scena è messa dove qualcuno trovare puoi. Di una mela la vita da una colazione nata dagli attori -espressioni,  emozioni- raccontata. Ciò che è poco più di un dito pare un cammino infinito: il tagliere diventa un viaggio lontano dal passato del personaggio. Nel buio animali strani fatti di luci e di mani nuotano e scappano da predatori che delle acque sono i signori. Con le gambe da ballerina il cigno vola verso la luna. E con questo finisce, senza lutto, lo spettacolo dell'inizio di tutto. Agata Hoerttrich

Odissea, un gioco da ragazzi?

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di Marzio È curioso che per descrivere il viaggio che conduce il migrante clandestino in Europa si parli di Odissea , epopea piena di peripezie come quelle che affrontano oggi i clandestini, ma parte di una cultura epica europea e, soprattutto, storia di un ritorno a casa. Non è la storia di chi dal Medio Oriente, dall’Africa subsahariana ha raggiunto l’Europa. Lo spettacolo è stato creato da cinque ragazzi provenienti dal Senegal, dalla Nigeria, dal Pakistan e dall'Afganistan sotto le direttive di un'attrice professionista, Sara Cianfriglia e della regista, Laura Sicignano e si è sviluppato a partire da un esperimento di laboratorio teatrale nella comunità genovese dove sono approdati i ragazzi. L ’Odissea dei ragazzi è più Odissea che Storia autobiografica dei ragazzi . È odissea di Telemaco a cui la madre già da piccolo dona la spada per farlo crescere in fretta e sostituire il padre, è odissea di Penelope che deve difendersi da un mondo che la vuole

La bancarella del FIT (Cinzia & Begonia)

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Foto di Laura

Scatti di domenica 20 ottobre 2013

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Golden Delicious JONATHAN and THE BLUE TABLE  ( Israele ) *** Olivier de Sagazan TRANSFIGURATION   ( Francia / Congo)  Aggiungi didascalia

Spectacular, morte e finzione

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di Martina  Un attore travestito da scheletro entra in scena in modo un po' impacciato, ed inizia a spiegare al pubblico che questo spettacolo sarà diverso dal solito. Perché la band e i ballerini sono assenti, la scenografia manca, le luci e la musica non sono giuste. Lo scheletro racconta senza interruzioni, si perde in particolari, in ripetizioni continue. Spiega quello che lo spettacolo dovrebbe essere, quello che potrebbe essere. Un musical, dove lui ha la parte del protagonista, ma dove sono presenti anche altri personaggi, con una ricca scenografia, la musica che accompagna lo show, le luci che sottolineano la spettacolarità della pièce.  Spectacular. Invece sul palco nulla è spettacolare. Finché entra in scena Claire, che senza grandi presentazioni dichiara di essere entrata in scena per mettere in atto la sua morte, che si protrae sul palcoscenico per forse un'ora. Claire si dispera, è dolorante, ansimante, cade a terra morta, più di una volta, in modo

After show. Riflessioni su un incontro

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di Martina Tra le interessanti attività che il FIT propone, una delle possibilità più arricchenti è – secondo me - , quella di poter discutere con gli attori alla fine dei loro spettacoli. Nascono sempre intelligenti spunti di riflessione, vengono poste domande di ogni genere, ci si scambia pareri. Dopo la pièce di venerdì scorso, i ragazzi che hanno portato al Foce la loro Odissea si sono seduti tutti in fila, sul bordo del palco, per rispondere alle domande e sentire le osservazioni del pubblico; composto prevalentemente dai nostri ragazzi, scolari delle medie e studenti dei licei. L' Odissea dei ragazzi è stata, per me, uno spettacolo molto forte, commovente, emotivamente profondo. Le vicende di Telemaco e di Ulisse si intrecciavano al vissuto personale dei cinque attori protagonisti, scappati dai loro paesi per fuggire a carestie, a grandi dolori, a una vita precaria, a volte addirittura alla morte. Tutto questo ci è ben chiaro, anche nei più difficili e ma

L'odissea dei ragazzi (foto)

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Qualche scatto di Alessia dallo spettacolo "L'odissea dei ragazzi" del Teatro Cargo di Genova

Disabled Theather

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DISABLED THEATER - Theater Hora & Jerome Bel Ci avevano avvisati che saremmo andati a vedere uno spettacolo che o si ama o si odia. Personalmente mi è molto difficile descrivere ciò che ho visto con un "mi piace" o "non mi piace". Jerome Bel è un regista contemporaneo che fa mettere in scena alle compagnie con cui lavora non uno spettacolo di finzione con una storia o un filo logico, bensì fa mettere in scena gli attori in quanto tali. La compagnia Theater Hora è composta da attori che hanno la sindrome di down oppure delle disabilità quali difficoltà di apprendimento. In questo "teatro disabile", che non vuole definire le persone ma piuttosto lo spettacolo stesso, gli attori non impersonano nessuno, bensì sono sè stessi. Con tutto quello che ciò comporta, quindi la gioia, la sofferenza, l'indifferenza, la serietà, l'affettuosità e le caratteristiche delle singole persone e delle relazioni che ci sono tra compagni e colleghi. Quello che pos

CONFERENZA STAMPA 8.10.2013

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  Conferenza stampa alla Sala del Consiglio Comunale di Lugano alla quale erano presenti numerose persone tra giornalisti, autorità cittadine e addetti ai lavori e anche noi della giuria giovani e della redazione. Un primo gradino in discesa verso il FIT!