Quando Lugano non sembra nemmeno Lugano

Ci sono dei momenti in cui Lugano non sembra nemmeno Lugano. Un po' perché l'inizio di questo 21° Festival Internazionale di Teatro è stato baciato da un bellissimo sole autunnale che in certi orari del giorno bagna la città di una luce quasi mediterranea. Lugano non sembra Lugano, perché il teatro è anche questo. Come ha spiegato Hermanis durante l'incontro con il pubblico sabato sera al Foce. Ti fa credere quello che non è: che quel corpulento attore di carne ex-sovietica sia davvero l'ingenua Sonja che si lascia incantare da un brutto scherzo epistolare, senza mai perdere “la dignità di tutte le regine inglesi messe insieme”. E ci credi davvero. Lugano all'improvviso diventa la Leningrado degli anni '30. E poi lo studio Foce, che sotto il magico influsso di Jerrycan si trasforma in un Club di una qualsiasi delle metropoli europee. Invece siamo ancora a Lugano e solo la luce verde delle cinque uscite di sicurezza che impedisce al buio di essere davvero buio ci ricorda dove siamo davvero. Siamo nello scantinato popolato di migranti quando al Cortile seguiamo le peripezie degli “Stranieri” che ci vivono, quando incontriamo la Piccola Antigone trasformata per l'occasione in prostituta un po' sfiorita che ancora fa i suoi calcoli in lire. Il FIT porta un po' di mondo in Ticino, e porta tutti noi in giro per il mondo, indagando teatralmente fra le glorie e le miserie della nostra esistenza. (OC)

È online il primo numero di FITTISSIMO della 21 edizione del Festival


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