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Visualizzazione dei post da novembre, 2010

Los Mundos de Fingerman

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Chi avrebbe mai detto che con tre dita della mano e un pieno di fantasia si potesse costruire il personaggio di Fingerman? L’ideatrice di questo simpatico personaggio è Ines Pasic della compagnia peruviana Gaïa Teatro di cui fa parte anche la sua collaboratrice Gabriela Bermudez Velarde. Fingerman non è altro che il frutto della creazione su tre dita della mano sinistra dell’artista con una piccola testolina bianca, inizialmente movibile con un legnetto, poi più fissa. L’attrice utilizza un guanto nero che copre il mignolo e l’anulare e lascia invece scoperte le altre tre dita, per valorizzare il personaggio l’attrice è vestita di nero ad eccezione della testa che rimane visibile al pubblico. Ma cosa combina questo esserino in sesanta minuti di spettacolo? Si può dire che è parecchio agitatello visto che è sempre in movimento; sale e scende per le dune del deserto, si tuffa nel mare, questi luoghi non sono altro che il corpo della seconda ragazza che utilizza una tutina blu per il

"The Last Supper", Markus Zohner

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“Sto soffocando e vomitando dal sange che ho bevuto. Ho bevuto il suo sangue, mamma!  Gli ho tagliato due pezzi e pi ho bevuto il suo sange, mamma! Il tuo latte ora è mescolato con il sangue”   Che colore abbinereste alla parola “guerra”? Molti probabilmente rispon-derebbero rosso (riferito al sangue).  Questa immagine del “sangue” infatti si presenta immediatamente allo spettatore che prende posto a sedere e che non è dei più invitanti. Subito incontriamo un cartellone con la “ Pane, Sale e Cuore” e sotto di essa, sopra un tavolo troviamo proprio gli elmenti: una pagnotta, un mucchietto di sale e addirittura un cuore vero (quello di una mucca). Tutt’intorno, appesi con dei ganci da macellaio, altre parti del corpo della mucca: lo zoccolo, il fegato, la coda e persino la testa. Questo spettacolo di cui Zohner segue la regia, è rappresentato da sette attori kossovari, o meglio sei visto che un attore è stato rimpatriato in Kosovo perché fermato alla dogana Svizzera in quanto

Shiro Daïmon - Shiki (La Neige)

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Shiro Daïmon, danzatore giapponese, fa la sua entrata in scena con un lungo vestito bianco con degli idiogrammi scritti in rosso e delle macchie rappresentanti il sangue; indossa inoltre una maschera bianca dal viso neutro e inespressivo. Ai suoi lenti e lunghi passi seguono dei vocalizzi da lui emessi, tipicamente giapponesi, completati dal suono del campanello che agita in mano. Già dall’inizio possiamo quindi realizzare che lo spettacolo al quale stiamo assistendo è caratterizzato da una sorta di “malinconia – nostalgia” e da ritmi lenti. In questa cerimonia, oltre al momento musicale, Shiro ci regala anche delle immagini interessanti e riflessive grazie ai suoi movimenti danzanti e alla sua espressività intensa. Riesce infatti a rendere molto realistica la parte della cerimonia dove il tema è la morte e durante lo spettacolo assume anche diversi ruoli, ciascuno accompagnato da movimenti e costumi particolari; come il prete dalla tonaca insanguinata, la trasformazione in do