Drugs kept me alive

“Drugs kept me alive” nasce dalla fortunata collaborazione tra Jan Fabre (scenografia, regia, testo) ed Antony Rizzi (performer). Questa rappresentazione teatrale è sicuramente poco convenzionale e contro gli schemi. La storia narra la vita di Antony Rizzi, della sua dipendenza dalla droga e del suo rapporto con l’omosessualità. Lo spettacolo si presenta come una sorta di mescolanza tra ballo e teatro, dove il protagonista monologa esponendo la sua vita ed i suoi problemi al pubblico, alternando momenti di lucidità con complesse riflessioni sulla vita e parti che sembrano quasi spot publicitari sulla preparazione di cocktail medicinali. Il testo drammaturgico messo in scena è, come detto in precedenza, un monologo, molto interessante per quanto riguarda la curata descrizione sulla preparazione ed assunzione dei “medicamenti” da parte del protagonista, nonché dei loro effetti collaterali. Sono da citare anche gli intricati discorsi introspettivi, che aiutano a meglio comprendere il carattere del protagonista. A proposito di Antonio Rizzi, si può confermare che è un ottimo ballerino, dotato, inoltre, di grandi capacità di recitazione ed interpretative. Per quanto riguarda la scenografia, fin dall’ inizio il palco è circondato da boccette contenenti pillole (che infine ricoprono anche il corpo del protagonista, creando una mistura di capsule semisciolte dal sudore), e si riempie gradualmente di bolle di sapone e schiuma; il tutto va a creare un’atmosfera spoglia di particolari ma comunque molto suggestiva e quasi surreale, condita a tratti da musica rock-elettronica. In conclusione posso affermare che, a causa delle delicate tematiche toccate da questa pièce, farà sicuramente storcere il naso ad alcuni spettatori, ma sono sicuri che molti altri apprezzereanno l’ironia e la sottigliezza dell’ insieme; ribadisco non convenzionale, ma a parere mio assolutamente consigliato. Arim Colbert

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