Pictures From Gihan dei Muta Imago

Uno spettacolo, quello dei Muta Imago l'altra sera al Teatro Foce, dalla tensione emotiva costantemente elevata. Attraverso installazioni video e conversazioni a distanza tra i protagonisti in scena, il pubblico viene accompagnato all’interno della rivoluzione egiziana. Rivoluzione che, come lo stesso Riccardo spiega alla platea, altro non è che la partenza da un punto per ritornare al punto stesso, dopo un percorso in qualche modo prestabilito. E mi sorge spontanea la domanda: è forse il percorso e non il punto d’arrivo a rendere importante il manifestarsi del disaccordo popolare?
Accompagnati dalla storia di Gigi Gihan, o per meglio dire dalla storia che lei ci racconta attraverso i social networks, portando notizie della rivoluzione egiziana fuori dall’Egitto, i due interpreti in scena ci trasmettono la difficoltà di comprendere cosa porti un così grande numero di persone a ribellarsi alla condizione quotidiana delle loro vite.

Il mutamento politico e sociale ci giunge così attraverso una fonte diversa da quella dei mass-media. Lo spettacolo sposta la centralità del problema dalla massa all’individuo. Ci permette di individuare gli individui che formano il popolo, e di abbandonare quell'astratto concetto di popolo che ci allontana empaticamente da eventi quali quello trattato e raccontato dai Muta Imago in Pictures from Gihan; Gihan infatti è un individuo, eppur rappresenta qui il popolo e la sua volontà di mutamento.
Altro aspetto evidenziato dal susseguirsi degli eventi raccontati è l’impossibilità di scindere tra un prima e un dopo, ogni evento accade sempre prima di un altro e dopo un altro e senza questo legame temporale-consequenziale è impossibile coglierne i complessivi significato e la sua collocazione sociale e politica. Ogni conquista, ed ogni fallimento, appare così di nuovo punto di partenza oltre che punto di arrivo.
La voglia dei protagonisti di approfondire la conoscenza della questione si scontra infine con il pericolo di un programmato viaggio in Egitto e la finale e sofferta decisione di non partire.

Testo: Bego


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